PRODUZIONE APK

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produzione-apkLa produzione dell’ APK è l’atto conclusivo che ci restituisce il pacchetto pronto ad essere eseguito sui nostri device oppure pubblicarlo sullo store per distribuirlo. La produzione di questo file si ottiene, in Android Studio, dal menù Build> Generate Signed APK.

Partirà un Wizard guidato che va dalla creazione di un key store e si conclude con la scelta se vogliamo produrre un APK di “debug” o “release” a seconda che siamo in ambiente di test o di produzione della nostra applicazione. Il file così prodotto è immediatamente installabile sul device fisico senza necessità di passare dallo store. E’ comodo per poter provare l’app in modo veloce sul nostro dispositivo.

Per fare ciò, tuttavia, è necessario abilitare un’opzione nelle impostazioni del device, sezione · sicurezza”: il dover accettare installazioni da · origini sconosciute”.

So lo così potremmo consentire l’installazione del nostro APK appena ottenuto autorizzando il dispositivo a consentire l’installazione di applicazioni da fonti diverse del Play Store.

PUBBLICARE L’APP SUL GOOGLE PLAY STORE

Come già accennato, uno dei vantaggi nel creare l’app in linguaggio nativo è quello di poterla distribuire tramite lo store ufficiale, avendo quindi molte più opportunità di intercettare utenti.

Al fine di fare ciò bisogna innanzitutto creare un account di sviluppatore (https://play.google.com/apps/publish/signup/l.

Subito dopo si avrà accesso alla console dedicata da Google e finalizzata alla pubblicazione delle app sul Google Play.

Alla prima registrazione bisognerà anche pagare 25 Dollari di registration fee usando il proprio Google Wallet.

Questo pagamento è da effettuarsi un’unica volta: non è infatti soggetto a rinnovo annuale come accade con altri sistemi concorrenti e da diritto alla pubblicazione di app sul Google Play Store.

Vediamo ora il necessario per pubblicare la nostra app. Effettuato il login all ‘interno della Developer Console di Google play, è subito evidente il tasto dedicato all ‘aggiunta di una nuova applicazione.

Proseguendo ci verranno richiesti tre dati essenziali: la lingua della nostra applicazione, il suo titolo (massimo di trenta caratteri) e se vogliamo subito caricare l’APK oppure andare all’allestimento della scheda store. Decidiamo di proseguire con “Prepara scheda store”.

Infatti prima di rendere pubblica un’applicazione sono necessari dei passaggi fondamentali senza i quali Google non ci consente di divulgare le nostre realizzazioni.

Tutti i dati necessari da comunicare sono contenuti nella scheda che presenterà la nostra app nello store, tra cui: una descrizione nella lingua originale, la descrizione in altre lingue qualora volessimo espanderci agli utenti di altri paesi, delle screenshot dell’applicazione.

E’ bene preparare un’icona ad alta risoluzione (5 l 2×512 pixel in PNG) prima di affrontare questa fase. Da qualche mese è diventato obbligatorio anche corredare le applicazioni di un banner in primo piano.

Si tratta di un’immagine di 1024 x 500 pixel da dover includere nella scheda per poter inoltrare la nostra applicazione. Completano la scheda informazioni circa la categoria o il settore in cui l’applicazione è identificabile, informazioni relative alla privacy ed altri piccoli dettagli. La mancanza di qualsiasi parametro definito obbligatorio, naturalmente, ci impedirà il corretto completamento della procedura ed un messaggio esplicito ci guiderà nel colmare eventuali mancanze.

Superata la prima fase la web application ci porterà nell’allestimento della scheda “parcheggiando” la nostra app nello stato “bozza”. Naturalmente sarà visibile solo a noi fino a quando non completeremo tutti gli step necessari.

La prima sezione è dedicata all ‘APK. Qui va uploadato (mediante il pulsante “Carica il tuo primo APK .. . “) il file APK prodotto con Android Studio come visto in precedenza. Da sottolineare che è previsto il caricamento di un APK in tre diverse modalità: Alpha, Beta e Produzione.

Google infatti ci da la possibilità di creare la nostra app e distribuirla tramite versioni Alpha e Beta ad esempio so lo ai nostri amici o collaboratori.

Grazie a ciò potremmo far testare l’applicazione ad una cerchia ristretta di utenti: solo coloro che includeremo in tali liste vedranno l’app nei rispettivi store.

Potranno dunque scaricarla, usarla ed inviarci i loro i feedback sulla loro esperienza d’uso.

Basandoci su questi apporteremo miglioramenti, correzioni di bug e solo quando siamo sicuri che l’applicazione risponde in modo ottimale saremo pronti a distribuirla al grande pubblico ovvero passarla allo stato di produzione!

MONETIZZARE L’APPLICAZIONE CREATA

Quando si crea un’app e la si pubblica sul Google Play si può decidere di farla fruire gratuitamente ai propri u ent i oppure t entare di guadagnare con essa . Le politiche che consentono di avere dei ritorni economici da un’applicazione sono differenti, cerchiamo di esa minarle. Come prima cosa, chi vorrà moneti zza re con la propria applicazione, dovrà creare un account Merchant Center di

Google Wallet. Un messaggio ci avviserà della corretta creazione del nostro account commerciante! Esistono essenzialmente tre differenti strade di guadagno. La prima è quella di fissare un prezzo per l’applicazione e fare in modo che chi vuole scaricarla debba pagare un importo stabilito.

Generalmente l’approccio è quello di fare due varianti dell’app: una gratuita ma con funzionalità ristrette e l’altra a paga mento con tutte le funzionalità accessibili.

Questa tecnica consente agli utenti di testare gratuitamente la versione base: dovremmo essere bravi a suscitare il loro interesse perché gli stessi decidano di acquistare la versione full a pagamento.

I guadagni derivanti da questa modalità di procedimento sono, chiaramente, proporzionali al numero di download che l’applicazione è in grado di registrare.

La seconda alternativa possibile è quella di esporre dei banner pubblicitari all’interno della propria applicazione gratuita: si parla in questo caso di pubblicità in-app .

Si presta per applicazioni usate molto frequentemente dai propri utilizzatori, infatti per guadagnare qualcosa bisogna che i banner vengano cliccati spesso.

Qui il guadagno non è proporzionale ai download ma all’utilizzo dell’app: più viene usata più crescerà la possibilità che qualcuno clicchi sui messaggi pubblicitari generando un piccolo riconoscimento monetario nei nostri confronti dal gestore del circuito.

Lo svantaggio maggiore è che gli utenti non gradiscono applicazioni con molta pubblicità al loro interno considerandole come invadenti e poco professionali!

Al tra strada ancora è quella di fornire agli utenti della propria applicazione, durante la navigazione nella nostra app, la vendita di prodotti e servizi in modalità in-app: un esempio che enfatizza questa strategia sono i giochi che sbloccano dei livelli aggiuntivi solo al pagamento di un piccolo prezzo da parte dei giocatori.

Google tratterà, a titolo di transaction fee, il 30% del prezzo totale lasciando al creatore dell’applicazione il restante 70%. Bisogna tenere bene in mente queste percentuali prima di decidere il prezzo finale da esporre al proprio pubblico. Qualora decidessimo che la nostra applicazione debba essere a pagamento con la prima strada illustrata, ovvero fissare un prezzo, ne conseguirebbe che gli utenti interessati dovranno pagare l’importo da noi scelto per poterla scaricare.

Al fine di fare ciò, nella scheda applicazione è presente, accessibile dal menù laterale sinistro, la sezione “Prezzi e distribuzione”.

All’interno di questa scheda la prima scelta fondamentale che viene prospettata è proprio la domanda se la nostra applicazione è “A pagamento” oppure “Gratuita”. Prestare molta attenzione ad un comportamento “rigido” del sistema: l’impostazione del prezzo come “Gratuito” è definitiva.

Non puoi reimpostare “A pagamento” dopo la pubblicazione. Quando un utente acquista la nostra app nel Play Store ci verrà ristornata la nostra percentuale di guadagno (70% del prezzo di vendita) direttamente sul nostro Google Wallet precedentemente attivato!